venerdì 29 agosto 2008

Recupero dati con dd_rescue

Capita che un hard disk presenti dei settori danneggiati. Se non si tiene d'occhio la situazione e non si sostituisce il disco per tempo, il numero di errori cresce, fino a quando i meccanismi di auto-riparazione del disco esauriscono le proprie risorse, e gli errori di lettura divengono evidenti.

Uno strumento che può risultare utile in questi casi è dd_rescue. Dal punto di vista della funzionalità è del tutto simile a dd: permette di copiare blocchi di dati da un file o dispositivo ad un altro.
Realizzare una "copia-specchio" di un hard disk o di una partizione è molto semplice con dd:

dd if=/dev/hda of=/dev/hdc

(supponendo che hda sia il disco da copiare e hdc sia il disco di destinazione di capacità pari o superiore ad hda).

Il limite maggiore di dd è che interrompe l'operazione di copia al primo errore di lettura che incontra nel dispositivo sorgente.

Questo limite è superato da dd_rescue grazie ad alcune potenti opzioni che permettono di gestire gli errori di lettura in modo molto più "intelligente".

Dalla man page:

-b softbs
block size for copy operation (def=16384)

-B hardbs
fallback block size in case of errs (def=512)

-A
Always write blocks, zeroed if err (def=no)


Il parametro -b (b _minuscola_) indica quanti byte alla volta vengono copiati dalla sorgente alla destinazione. Usando un valore "elevato", ad esempio 65536, la copia procede più spedita, perché si riduce il numero di system call effettuate dal programma, spostando in questo modo il collo di bottiglia dalla CPU al sottosistema di I/O (in altre parole si sfrutta tutta la banda passante messa a disposizione dall'insieme discon sorgente, disco destinazione, chipset).

Il parametro -B (b _maiuscola_) entra in gioco quando si verificano degli errori di lettura dal dispositivo sorgente. Quando un settore di dimensione "softbs" risulta illeggibile, dd_rescue tenta la rilettura con settori di dimensione "hardbs".
Se al posto del valore di default pari a 512 byte si utilizza il valore di 1 byte, si evita che per ogni byte illeggibile ne vengano scartati altri 511. Si tenta cioè di recuperare il maggior numero di byte possibile, verificando per ciascuno la possibilità o meno di effettuare con successo la sua lettura.

Infine, il parametro -A indica al programma di sostituire i blocchi illeggibili del dispositvo sorgente con blocchi costituiti da byte nulli. Se si adotta l'opzione -B 1 come suggerito prima, significa che tutti i byte leggibili verranno copiati, salvo quelli non leggibili che verranno scritti come zeri.

Con queste impostazioni si ottiene un duplice beneficio: grazie al valore elevato di -b la copia procederà spedita nelle zone del disco non danneggiate, mentre grazie al valore unitario di -B in caso di errore si procederà un byte alla volta, riducendo al minimo la corruzione dei dati nell'immagine di destinazione.

Esempio completo:

- supponiamo che /dev/hda sia il disco sorgente, danneggiato;
- supponiamo che /dev/hdc sia il disco destinazione, privo di difetti;

dd_rescue -b 65535 -B 1 -A -v -l copia_specchio.log /dev/hda /dev/hdc

con l'opzione -v si ottiene una indicazione chiara dello stato di avanzamento della copia; con l'opzione -l si salvano in un file di testo i problemi incontrati durante l'operazione, utile per un'analisi a posteriori del problema.

giovedì 28 agosto 2008

Postgresql: server status senza PgAdmin

Per conoscere lo stato del server postgresql tramite SQL (ad esempio con psql o da programma), basta usare questo comando:

SELECT * FROM pg_stat_activity;

giovedì 21 agosto 2008

testdisk mi ha salvato la vita (o quasi...)

Situazione: hard disk esterno USB LaCie da 500 GB collegato al computer. Avrei dovuto scollegarlo, ma me ne sono dimenticato. Lancio l'installazione di Windows XP, e nella schermata di scelta delle partizioni vedo un insolito "affollamento": partizioni di varie dimensioni miste a spazi non partizionati... Non mi interessano i dati presenti sull'hard disk del PC, e sono molto, troppo di fretta, quindi cancello tutte le partizioni che vedo... per poi accorgermi che due di quelle appena cancellate appartengono all'hard disk esterno!!

Dopo un attimo di painco, mi ricordo che proprio il giorno prima avevo letto su una rivista dedicata a GNU/Linux una breve recensione dell'utility TestDisk.

Decido di provarla.
Scarico l'eseguibile precompilato per GNU/Linux, lo lancio come root ed eseguo una scansione del disco usb. In un istante vedo materializzarsi sullo schermo le due parzioni appena cancellate. Leggo attentamente le opzioni che il programma mette a disposizione per non fare altri danni, poi finalmente premo su "write", per salvare la tabella delle partizioni. Un messaggio mi avvisa che è necessario un reboot... in realtà è sufficiente scollegare e ricollegare l'hard disk per permettere al sistema operativo di rileggere la tabella delle partizioni del dispositivo.

Collego il cavo USB e incrocio le dita... i due volumi compaiono! Li apro con il file manager e i file sono ancora tutti al loro posto!

La morale è: mai interessarsi a utility di recupero dati trovate per caso... è segno che presto vi serviranno!